Negli ultimi anni l’interesse verso la combinazione di fotovoltaico e pompa di calore è cresciuto notevolmente tra chi progetta e installa soluzioni per il riscaldamento e la climatizzazione degli edifici.
Ma perché questa coppia piace così tanto? E quali sono i (pochi) “contro” da valutare con onestà professionale?
Un impianto che abbina fotovoltaico e pompa di calore presenta numerosi vantaggi che lo rendono una soluzione molto apprezzata. Vediamoli nel dettaglio:
Quali sono invece i contro? Attenzione a questi aspetti da tenere in considerazione:
Conoscere e saper comunicare questi limiti è importante per poter proporre il giusto dimensionamento e la giusta soluzione in base al reale profilo di consumo e alle esigenze operative dell’edificio in cui si vuole installare il nuovo impianto.
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Semplificando al massimo, il sistema fotovoltaico e pompa di calore si basa su una sinergia ben precisa tra produzione, consumo e stoccaggio dell’energia.
Durante il giorno i pannelli fotovoltaici trasformano la luce solare in energia elettrica, che viene utilizzata immediatamente dalla pompa di calore (e dagli altri apparecchi elettrici dell’edificio) o stoccata nelle batterie di accumulo dedicate.
Quando il sole non c’è (sera, notte, maltempo), è proprio l’energia conservata nelle batterie ad alimentare la pompa di calore, massimizzando l’autoconsumo e riducendo quanto più possibile il prelievo dalla rete nazionale, vero obiettivo di chi vuole risparmiare davvero e “sfidare” il caro energia.
Un esempio concreto: In condizioni ideali (una giornata primaverile con 8 ore di sole pieno), un impianto fotovoltaico da 6 kW può produrre 32-40 kWh, sufficienti per coprire i consumi giornalieri di una pompa di calore moderna in una casa di media grandezza, almeno nelle stagioni intermedie.
Nel periodo invernale, invece, le ore di produzione diminuiscono e i consumi della pompa aumentano: ecco perché la “vera” autosufficienza energetica resta difficile da raggiungere (a meno di sovradimensionare molto l’impianto con conseguente aumento dei costi iniziali).
In assenza di batterie, qualsiasi energia prodotta e non immediatamente consumata viene “ceduta” alla rete, con ritorni economici molto inferiori rispetto all’autoconsumo.
Per questo va sempre previsto un sistema di storage: più accumulo = più risparmio e più flessibilità.
Arriviamo a una delle domande più comuni (e insidiose): quanti kW di fotovoltaico servono davvero per alimentare una pompa di calore?
La risposta è che dipende da molti fattori. I principali sono:
Proviamo a fare una stima con un esempio pratico: Supponiamo una casa di nuova generazione di 120 mq in Lombardia, con consumi annui medi di 10.000 kWh per il riscaldamento (incluso acqua calda). Se la pompa di calore ha un COP stagionale di 4, significa che per produrre 10.000 kWh termici serviranno circa 2.500 kWh elettrici l’anno.
Un impianto fotovoltaico da 4,5-5 kW ben orientato può produrre tra 5.000 e 6.000 kWh/anno nel Nord Italia. In linea teorica, questa taglia sarebbe sufficiente a coprire i consumi elettrici della pompa.
Attenzione: in inverno la produzione giornaliera cala drasticamente, proprio quando la domanda di calore è più alta. Ecco perché, per una reale copertura, molti utenti optano per soluzioni più corpose (6 kW e oltre) e sempre con accumulo, oppure per l’integrazione di soluzioni ibride che vedremo tra poco.
Quando decidiamo di abbinare un impianto fotovoltaico a una pompa di calore, l’aspetto economico gioca sicuramente un ruolo decisivo.
Oltre all’investimento iniziale, quello che interessa davvero professionisti e utenti finali è il ritorno annuale in termini di risparmio energetico. Nelle condizioni giuste, cioè con un impianto ben dimensionato, un edificio mediamente efficiente e l’accoppiata accumulo più autoconsumo, è del tutto realistico pensare di abbattere la bolletta anche di qualche migliaio di euro all’anno rispetto all’impiego di una classica caldaia a gas, specialmente se si sfrutta la pompa di calore per il raffrescamento estivo oltre che per il riscaldamento.
Ma il risparmio non si realizza solo grazie alla tecnologia; una buona fetta di vantaggio deriva dai numerosi incentivi oggi disponibili per chi sceglie la transizione elettrica e le fonti rinnovabili. Il 2025 conferma (con alcune rimodulazioni nei requisiti e nei massimali) le agevolazioni più importanti per il settore:
Queste misure non solo riducono i tempi di rientro dell’investimento, ma danno anche un impulso concreto alla diffusione delle migliori tecnologie presenti oggi sul mercato italiano.
Non va sottovalutato, però, il ruolo di una progettazione accurata e di pratiche amministrative ben seguite: la chiave per ottenere il massimo ritorno da una soluzione che, se integrata in modo intelligente, può davvero rivoluzionare la gestione energetica di una casa o di un’azienda.
Dopo aver visto pro e contro del sistema classico con l’integrazione di una pompa di calore elettrica, ecco l’evoluzione della tecnologia firmata Robur: la soluzione ibrida che abbina il fotovoltaico a una pompa di calore dual energy, come Robur Hybrid.
Si tratta di un sistema integrato capace di combinare in modo intelligente energia elettrica, gas naturale e produzione fotovoltaica. La tecnologia dual energy Robur sfrutta il meglio di ogni vettore energetico a seconda delle condizioni climatiche, della domanda e dei prezzi dell’energia.
In pratica, d’estate e nelle mezze stagioni la pompa di calore elettrica lavora con il supporto autoalimentato del fotovoltaico, tagliando i consumi e abbattendo i costi. In inverno, grazie alla pompa di calore a gas (ad assorbimento), si risolve brillantemente il limite della bassa produzione solare e si garantisce alta efficienza anche sottozero, momento in cui molte pompe di calore elettriche faticano calando nella resa (COP reale basso).
Un’azienda che sceglie un sistema Robur Hybrid riesce a coprire fino al 70% dei fabbisogni termici annuali da fonti rinnovabili, senza rinunciare a comfort né a capacità di riscaldamento nelle giornate più fredde.
L’integrazione del sistema ibrido con l’impianto fotovoltaico e l’accumulo permette anche di partecipare a bandi e certificazioni “green”, fondamentale nei capitolati di gara e nelle gare pubbliche.
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Gestire l’energia in modo consapevole oggi non è solo una scelta tecnica, ma un vero vantaggio competitivo.